La beffa del Comune di Campofelice di Roccella: strada cambia nome, un hotel viene illegittimamente multato

L’Acacia Resort per l’assessorato regionale del Lavoro avrebbe cambiato sede senza comunicare la variazione. Dopo la sanzione, il ricorso: l’azienda ha dimostrato che c’è stata solo una modifica della toponomastica da parte del Comune In oltre dieci anni di attività, l’Acacia Resort di Campofelice di Roccella ha mantenuto sempre la stessa sede. Per l’assessorato regionale del Lavoro, invece, l’avrebbe cambiata, non comunicando la variazione entro i 30 giorni previsti dalla legge (come previsto dal D.P.R. 1124 del 1965) all’I.n.a.i.l. per la determinazione del premio dovuto. Motivo per cui la direzione territoriale del Lavoro, braccio operativo dell’assessorato, ha comminato alla società che gestisce l’hotel – la Scear s.r.l. – una sanzione di 507,70 euro. L’azienda però ha dimostrato che non c’è stato nessun cambio di sede, quanto piuttosto una modifica della toponomastica da parte del Comune di Campofelice di Roccella: da via Himera S.S. 113 km 204,3 (già contrada Pistavecchia) a viale Imera, 5-6. La vicenda – un concentrato di “schizofrenia burocratica” – è stata risolta dopo cinque anni dal Tribunale di Termini Imerese, sezione Lavoro, a cui la Scear s.r.l. si era vista costretta a fare ricorso. Ricorso che, secondo il giudice Roberto Rezzonico, “deve ritenersi fondato“. Nella sentenza, il giudice scrive che “la sede aziendale non ha subito alcuna variazione” e “quand’anche si volesse considerate variazione il mero mutamento della denominazione del toponimo del luogo ove l’azienda ha sede, essa non sarebbe imputabile alla società, ma al Comune di Campofelice di Roccella“. E’ stata infatti l’amministrazione del centro madonita, con una delibera di Giunta del 2009, a modificare il nome della strada, come hanno dimostrato gli avvocati della Scear s.r.l. Carmelo La Fauci Belponer e Marcello Mancia.

I documenti prodotti però non sono stati presi in esame dalla direzione territoriale del Lavoro (secondo cui non sono mai pervenuti), che non ha disposto nessuna audizione per l’accertamento dei fatti ed ha nuovamente contestato la violazione di legge a Cesare Augusto Madia, rappresentante legale della struttura ricettiva. Ci ha pensato così il giudice a dirimere la questione dando ragione alla Scear s.r.l. e condannando la Regione al pagamento delle spese legali per complessivi mille euro oltre Iva.

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